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Ieri si è svolto il terzo Memorial Deceduti Sisma nella parrocchia di Fonte Nuova di Roma, un appuntamento annuale già da diversi anni, che ha conosciuto non poche difficoltà soprattutto negli anni che hanno abbracciato covid e lockdown, rendendo la sua realizzazione piuttosto complicata. E sarà che, parafrasando Platone, le cose belle sono difficili da ottenere e necessitano di uno sforzo per essere realizzate, che quest’anno ha visto la partecipazione di un numero ancora maggiore di persone rispetto agli anni precedenti.
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In una chiesa silenziosa e commossa si sono susseguite le testimonianze e le preghiere, la liturgia della Parola e l’ omelia profonda ed intensa di Don Vito, che, da quando ho iniziato il memorial, ha sempre curato la celebrazione con amore e partecipazione sentita. Particolarmente commovente è stata la lettura di una testimonianza da parte di Stefano, con un pianto spontaneo e profondo di chi partecipa realmente a ciò che legge. E bellissimo il canto eseguito da Francesca, soprano solista e direttrice del coro, che vede all’ organo Francesco, e che anch’esso partecipa ogni anno al Memorial.
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Ritengo che la memoria dei morti sia fondamentale per la loro pace nella dimensione in cui si trovano, e che le preghiere generino anche un abbraccio a tutti noi sopravvissuti. L’ appuntamento è per il prossimo anno e, a questo punto, posso dire che ho un gruppo fedele nell’organizzazione di cui sono orgogliosa e che mi commuove per l’amore incondizionato che sa generare.
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A 8 anni dal tragico sisma che ha visto la morte di oltre 300 persone e, di questi, 239 solo nel comune di Amatrice, ho voluto anche incidere una parola di speranza ricordando Amatrice e la nostra vita come era fino al sisma, scandita dal lavoro, i ritmi di montagna e le tante persone che si aggiungevano nel periodo estivo, di cui inserisco uno stralcio dalla testimonianza:
«È difficile rivivere quei tragici momenti, pochi minuti in cui un paese e tantissime persone sono state spazzate via, pochi minuti che hanno poi lasciato un segno indelebile, attraversando le nostre vite per cambiarle radicalmente.
Vorrei concludere questa nostra preghiera con dei bei ricordi, ricordare tutti i deceduti con bellezza, ripensare alle sere d’estate, quando Amatrice e le zone limitrofe si riempivano di tante persone, tanta gioventù e tanto divertimento. Corso Umberto I° diventava isola pedonale, si susseguivano feste ed eventi, bancarelle, artisti di strada, e un loro disegno sulla strada mi è rimasto impresso, e si trovava sempre lì la notte del sisma: il dipinto di Padre Pio!
Durante la mattina era pieno di persone, i tanti frazionisti e i turisti si riversavano nelle attività locali per fare delle spese, per sedersi all’esterno di un bar e godersi un caffè. Io lavoravo tantissimo ma questo non mi impediva di godere della felicità di vedere tante persone, visto i pochi abitanti che eravamo durante il resto dell’anno.”
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Un pensiero speciale ai miei deceduti, che riposino in pace, estendendo il ricordo a tutti i deceduti del sisma.
Al prossimo anno!