Anche in un cielo buio possiamo essere capaci di vedere le stelle. Nonostante tutto ciò che è accaduto dal 2016, abbiamo comunque la possibilità di ricominciare e avere la libertà di decidere dove e come, seppur in modo limitato. Il ricostruirsi nella propria vita è possibile ed anche inevitabile, limitatamente a ciò che è nelle nostre capacità e possibilità, per quanto concerne gli interventi istituzionali siamo invece impotenti e fino a quando queste non rifletteranno e chiederanno “tutti perdono per le parole false, vuote, prive di contenuto che in questi anni abbiamo ascoltato o pronunciato”, come disse il Vescovo Domenico Pompili durante la messa del 24 agosto u.s., queste limitazioni continueranno a perdurare. Allora forse è giunto il tempo di smettere di sperare in istituzioni lontane dalle reali necessità delle persone, chiuse in mentalità lontanissime dal buonsenso, asservite a giochi di potere e incuranti delle richieste di aiuto del popolo terremotato. È altresì forse ora che il popolo terremotato smetta di accettare di farsi sfruttare per campagne elettorali, business e costruzione di un’ immagine da salvatore da parte di qualcuno. È ora che ciascuno prenda in mano la propria vita e si assuma la totale responsabilità di sé stesso. Ed è soprattutto ora che alcuni terremotati smettano di creare business sulle disgrazie di tutti, sfruttando anch’ essi una tragedia dove, ricordo a tutti, sono morte oltre trecento persone e sono rimasti i sopravvissuti a soffrire. È ora di dire basta a chi dice che il sisma può essere una grande opportunità di sviluppo,una frase agghiacciante nella sua idiozia tanto quanto nella sua totale insensibilità, che lo dica il popolo o i politici.
Guardare avanti è un imperativo che nasce dalla necessità di uscire da uno stato di prostrazione profonda e una situazione di disagio, anche economico, che deve investire tutte le nostre forze e che deve ispirare una dignitosa ribellione nei confronti di istituzioni infantili, manager approfittatori e terremotati stessi disposti a vendersi per un piatto di pasta e lenticchie. Se le istituzioni non riflettono facciamolo noi. Possiamo guardare al futuro con dolorosa ma forte speranza lavorando in primis nelle nostre vite, o accettare passivamente che siano altri a decidere per il nostro presente e futuro lasciando a questi la possibilità di distruggerci definitivamente. A ciascuno la sua scelta.
Emanuela Pandolfi