Alla fine dei conti

Siamo giunti alla soglia del quarto anno dal sisma che ha sconvolto le nostre terre e il centro Italia il 24 agosto 2016. Un evento sismico di tale portata, in cui persero la vita 299 persone tra adulti e bambini su un bacino di abitanti e frequentatori abituali esiguo è, nonostante il largo eco mediatico, sconosciuto a chi non l’ ha vissuto per tante ragioni. Oggi vorrei parlare dell’aspetto ricostruzione nel comune di Amatrice, così tanto colpito sotto il profilo umano, economico, sociale.

In questi anni in tanti si è gridato a gran voce “Vogliamo la ricostruzione” e per diverse zone è l’ urgenza più impellente, ma nel nostro territorio credo che alla fine dei conti ciò che sia più importante ad oggi sia la costruzione di posti di lavoro, all’ interno di un piano di ricostruzione socio-economico da qui a vent’ anni almeno. Non più la ricerca della ricostruzione delle nostre case (abbiamo i sae dove poter stare in sicurezza) nonostante il dolore per la perdita dei propri punti di riferimento, ma del lavoro, dell’economia e dell’ assetto sociale, per noi abitanti credo questo sia fondamentale. In questi quattro anni errori e malagestione, riunioni e incontri fini a sé stessi e nessuna visione di ampio respiro (forse consapevole?) hanno prodotto un forte spopolamento che potrà arrestarsi solo con la creazione di lavoro vero, attraverso fabbriche ed aziende che possano offrire lavoro tutto l’ anno in una zona montana dove il clima incide tanto sulla stile di vita degli abitanti.

Io spero che qualcuno, istituzioni o privati, raccolga questo appello e voglia magari approfondire l’ idea, sono a disposizione per parlarne se davvero qualcuno oltre me ha a cuore le nostre sorti reali e non ciò che viene visto in TV o nei giornali, dove il nostro mondo quotidiano non viene neanche sfiorato, e forse è impossibile farlo.

Ho messo la foto del monumento ai caduti della prima guerra mondiale sito in Preta, splendida frazione di Amatrice che ha dato i natali al conosciuto Don Minozzi e che oggi è raso al suolo, facendo mia la frase che sopra vi è posta:” Onoriamo i nostri morti consapevoli del loro sacrificio. Essi ammoniscono i presenti e lontani”. Onoriamo quindi i nostri deceduti causa sisma rispettando ed aiutando i sopravvissuti, attraverso una politica del fare in modo concreto. Non più la solidarietà del pianto ma quella del piano concreto, alla fine dei conti.