GLI INVISIBILI
QUEL DOMANI CHE NON ARRIVA MAI
Rubrica di Emanuela Pandolfi
Tempo di 730 in questo periodo, tempo di pagamento di tasse. Non è un piacere per tanti pagare le tasse, per chi fa fatica ad arrivare a fine mese, per chi si vede costretto a dover dare il 23% dei propri introiti avendo uno stipendio cosiddetto medio, ossia 15.000 euro annui. Ora immaginate un terremotato, privato cittadino, avente perso il lavoro col sisma, con una vita economica da ricostruirsi, che si arrangia coi lavoretti che gli capitano e che quindi si trova ad avere un isee davvero basso. Bene, lui pagherà comunque il 23% di ciò che ha incassato, il che significa che meno guadagni più paghi, in rapporto. Ma almeno l’ irpef non si poteva togliere ai terremotati privati cittadini, con un isee al di sotto di una certa cifra? Ma se le istituzioni non sono state e non sono assolutamente all’ altezza di sostenere chi ha perso tutto, ma devono anche rendere loro ( a noi) la vita (la seconda) impossibile da vivere? Stessa storia con il bollo auto, è stato sospeso quello del 2017 e lo scorso anno ne abbiamo dovuti pagare due di bolli, 2017 e 2018. Uguale le bollette per gli abitanti sae, sono state sospese (badate bene, sospese e non cancellate) che poi hanno dovuto iniziare a pagarle a rate. Ma invece di litigare tutto il giorno sui social, le istituzioni tutte, locali e nazionali, perché non si uniscono per fare qualcosa di sensato e giusto per le popolazioni terremotate? Inutile fare manifestazioni, inviare mail (alle mie non ha mai risposto il governo attuale né è stato possibile avere un colloquio col governo precedente), scrivere sulle pagine social delle istituzioni, impossibile cambiare un sistema che non si fa scrupolo neanche di chiedere le tasse a persone che hanno perso tutto e che stanno cercando di risalire la china da soli, con dignità senza chiedere niente a nessuno. Tra categorie che, nel bene e nel male, sono state un po aiutate a tirarsi su, tra chi ha ottenuto benefit o donazioni, i privati cittadini che hanno perso tutto non solo non si vedono aiutati dalle istituzioni , ma addirittura vessati. Il Coordinamento dei terremotati aveva fatto una proposta intelligente, quella di riservare dei posti nei concorsi, ma anche questa proposta è stata rifiutata. Anche chi il lavoro lo ha ripreso e chi è stato aiutato a riaprire l’ attività, certamente non avrà una condizione così favorevole in luoghi resi deserti da ben 4 terremoti e che ha visto molte persone costrette ad andare altrove in cerca di una nuova speranza, con una ricostruzione mai partita e quindi con l’ impossibilità da parte di molti turisti di stanziare durante i mesi estivi. Tra il governo precedente e quello attuale l’ unica cosa certa per il cratere e terremotati tutti (molti sono sfollati) è che nulla è cambiato nei doveri verso le istituzioni, nonostante gravi perdite di cui le stesse non tengono assolutamente conto, e nulla è cambiato nelle richieste che lo stato fa ai cittadini, trattando nello stesso modo cittadini e cittadini terremotati. Tre anni sono pochi per ricostruirsi una vita, dopo averne impiegati magari 20 per costruire quella precedente. Se è difficile per qualunque cittadino trovare un lavoro dignitoso (che permetta di mantenersi dignitosamente) figurarsi per un terremotato, sia che viva ancora nel cratere sia che sia sfollato altrove. Mi sembra inutile parlare poi dell aspetto psichiatrico ed emotivo di una persona colpita da tragedie, inutile dirlo a chi fa orecchie da mercante e non si degna neanche di rispondere alle istanze e legittime richieste dei cittadini. Nelle situazioni bisogna trovarcisi, ma non ci vuole un grande ingegno o particolare empatia per capire che chi ha subito perdite gravissime, umane ed economiche, versa in uno stato depressivo e di prostrazione che influenza tutta la vita del malcapitato, anche la salute.
Ma le persone che si sono suicidate non hanno insegnato niente? Ma com’è possibile che questo Paese non impari mai dal passato? Persino la psicoterapia bisogna pagarsi da soli, ma un sostegno vero e duraturo nel tempo (dopo il sisma del 24 agosto 2016, per alcuni mesi furono presenti nel territorio martoriato psicologi inviati dalla Regione, ma incontri casuali con professionisti sempre diversi e di breve durata non costituiscono un percorso psicoterapico, ma solo un sostegno, di cui comunque ringrazio sia gli psicologi sia la Regione Lazio), laddove necessario, perché non viene pagato dalle istituzioni?
Tutte queste domande non avranno mai una risposta, rimane l’ amaro di aver sperimentato sulla nostra pelle tutto l’abbandono delle istituzioni in situazioni di gravità, tutta la evidente incapacità di voler cambiare un sistema che è ormai troppo radicato nella cosiddetta società moderna, che di moderno non ha proprio nulla.
Emanuela Pandolfi
“Purtroppo siamo in una società dove facciamo prima a mettere la testa sotto la sabbia che guardre in viso la realtà, che pur se brutta insieme si potrebbe affrontare meglio e con soluzioni, solo l’unione potrebbe fare qualcosa. Purtroppo chi ci governa conosce molto bene questo pensiero e lo usa contro… E noi continuiamo ad affondare con mille problemi tanti doveri e pochi diritti… LORO SUL NOSTRO MALE CI GUADAGNANO BRUTTO DA DIRE MA QUESTA E’ LA VERITA’
Come sempre grazie ad Emanuela per i suoi articoli che ci fanno conoscere questa realtà
Cristina Berti”