Gli invisibili sommersi

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Esiste un mondo sommerso nel mondo visibile, un mondo di cui si parla poco e non in modo esaustivo per quanto possibile. Sono i terremotati, capostipiti a tutti gli effetti degli invisibili. Quattro anni fa ci siamo svegliati con l’ Apocalisse in corso e ciò che è arrivato dopo è stata la continuazione ed una lotta costante alla sopravvivenza non solo materiale, ma soprattutto psicologica. Per un terremotato vivere questi giorni di isolamento, incertezza, mancanza di lavoro è un tragico ripercorrere di eventi similari a quelli già vissuti dal 2016. C è chi sta scontando una prigionia non meritata in un sae (soluzione abitativa di emergenza) e ringraziamo di avere un posto dove stare, ma calatevi per un attimo in questa storia. Passare ore e ore in un sae, in una casetta avulsa da storie, voci, cene con amici e parenti, figli che crescono, mariti che rientrano dal lavoro. Non c è più una storia e non c è una storia tra queste quattro mura spoglie di emozioni e vibrazioni. Stessa situazione per chi vive in una casa in affitto, magari arrangiata e piena di muffa dove non si sono vissuti gioie e dolori che accompagnano la vita. Vorremmo andare al cimitero a portare un fiore ai nostri cari, morti così tragicamente nella notte, ma anche questo non è possibile, esattamente come in seguito al sisma del 24/08/2016, quando i cimiteri vennero chiusi causa crolli. Immaginate cosa possa voler significare per una persona che ha perso tutta la famiglia non poter neanche andare nel luogo dove inevitabilmente c è un pezzo di loro, per trovare un minimo di aggancio e trarre forza per continuare a vivere. Strade deserte, forze dell’ordine che girano, elicotteri. Stesse situazioni del passato.
Per un terremotato la situazione odierna è doppiamente pesante a livello psicologico e, come al solito, nessuno se ne occupa, perché la storia nel nostro Paese non insegna niente. A livello economico non c è bisogno di dire che chi ha dovuto ricominciare a 40/50 anni si ritrova oggi nella medesima situazione e non ci saranno aiuti sostanziali né sufficienti, ma gravera’ sempre sullle spalle dei terremotati. Ci sono persone anziane sopravvissute alla morte dei loro figli, o del coniuge, che vivono soli e il cui unico input alla vita era andare al cimitero e al centro anziani a giocare a carte. Riuscite a immaginare il senso di profonda solitudine che vivono loro, che vive una madre che ha perso i figli, una moglie che ha perso il marito, un padre privato della sua gioia più grande, la prole? Dopo la fine di questa emergenza sarà necessario un supporto psicologico ancora più massiccio, dal momento che anche gli studi di psicoterapia, che alcuni terremotati frequentano dagli eventi sismici, sono chiusi. Molti assumono psicofarmaci e si ritrovano ora in un mondo surreale dove il farmaco per dormire segue quello per abbassare il livello di ansia e se prima di questa chiusura si poteva cercare la cura nel camminare nella natura, straordinaria medicina per la nostra mente, da parecchi giorni non più. È necessario risolvere in fretta e riprendere la vita in qualche modo e soprattutto non lasciare solo chi ha già vissuto un inferno impossibile da comprendere ai più.
Posso solo dire ai miei compagni di viaggio in questa barca chiamata vita di cercare di pensare che l’ amore vince sempre, che non è finita, che c è ancora molto da fare e da dire, che esiste una Forza, molto più grande di noi e delle chiacchiere del mainstream , che è sempre Lì, o Qui, come preferite. Aggrappiamoci a questa Forza con volontà, perché non durerà in eterno questa situazione e torneremo ad abbracciarci, a consolarci, a portare fiori ai nostri cari.

Lancio un appello a tutti gli psicologi, psicoterapeuti, operatori olistici, del benessere, guide spirituali, me compresa: offrite un supporto gratuito, un incontro, un colloquio ai terremotati, ma anche a chi nel non lo è, che ne hanno necessità, ad emergenza rientrata, perché quello sarà il momento più difficile, quando le emozioni vissute in questi giorni rimarranno dentro di noi generando frustrazione e rabbia. Un solo colloquio per una scrematura necessaria e per fornire gli strumenti per affrontare il dopo, e lo dice chi del dopo è esperta.

Emanuela Pandolfi