Al fresco del tramonto mi siedo sulla panchina del monumento ai caduti del sisma. Il mio sguardo si posa sulla foto di Paolo e gli parlo, in una abitudine ormai radicata. Nel silenzio osservo le altre foto degli altri venuti a mancare il 24 agosto del 2016, vivo questo silenzio che, a distanza di 6 anni, ha cambiato aspetto, divenendo come più intenso. Il dialogo sempre vivo con i nostri deceduti fa sì che ci sia uno scambio personalissimo, pieno di significato, con un misto di dolore e accettazione, in cui arrivano segni di presenze di chi abbiamo amato, e questo va in parte a nutrire quella parte di noi svuotata da tanta indifferenza da parte di molti.
Penso al fatto che si sia avvicinando il 24 agosto e mi arrivano delle foto inedite di quando il monumento ai caduti era in fase di lavorazione. “Sono foto inedite e vorrei le pubblicassi sul tuo blog, insieme alla splendida canzone che hai scritto per i deceduti, e saprai sicuramente trovare le parole giuste per accompagnare queste foto”, (trovate qui la canzone, che dura 3.36 minuti in modo spontaneo, una mano invisibile ha guidato il tutto https://youtu.be/uMlDbpa0rg0
) , mi scrive un caro amico. Mi riempie di gioia avere poi questo scambio con persone meravigliose con cui condividiamo l’amore per le nostre terre e il ricordo sempre vivo dei deceduti.
È il M° scultore Marino Di Prospero di Tornimparte (AQ) ad aver realizzato la stele dedicata alle vittime del terremoto di Amatrice, dedicato ai martiri del sisma.
Il disco rupestre mostra la faccia dell’antica moneta di Amatrice con il noto risvolto del cavallino, simula la frantumazione del borgo appenninico, con un riferimento immediato alle tante vite spezzate. I frantumi riassemblati, con le evidenti cicatrici indelebili, sono un’esortazione alla riaggregazione della comunità, con la speranza di un futuro.
Non si parla quasi mai di questo monumento, se non nelle occasioni in cui associazioni e persone di buon cuore portano dei fiori, ma io invito chiunque a passare un po’ di tempo semplicemente nell’ascolto dinanzi a lui, un silenzio in cui vengono dette molte cose, un silenzio in cui riecheggiano le voci di chi ha lasciato questa dimensione terrena quella notte e che continua a vivere nei cuori di chi li amati e in chi è capace di sentirli.
Quando le telecamere e le luci sono spente allora inizia il vero senso della vita, allora rimane di fronte a questo monumento solo chi veramente soffre e vuole che il loro ricordo rimanga imperituro, perché i corpi terreni possono terminare il loro viaggio, ma le anime no e sia loro che noi abbiamo bisogno di un nutrimento, di stare insieme e di assaporare un silenzio pieno di significato.
Dedico queste foto naturalmente a Paolo e a tutti gli altri deceduti, a chi in questi anni ha sofferto tantissimo e ancora soffre, a chi in questi anni se ne è servito per scopi personali, a chi in questi anni non ha capito niente dopo tutto quello che è successo. Dedico queste foto soprattutto alle intenzioni, che siano intenzioni pulite e figlie di una sofferenza che ci spinge a lottare e ad andare avanti.