La via del silenzio

Interrompi il tuo silenzio solo se ciò che stai per dire vale più del silenzio che osservi. Questo mio modo di pensare mi ha sempre accompagnata e lo ritengo una ricchezza. Ultimamente una mia cara amica ha definito la foto di ciò che rimane di Corso Umberto I° “la via del silenzio”. Mai definizione fu più appropriata! Un silenzio che è il pianto dei sopravvissuti, il pianto di una madre, di una moglie o di un nonno, il silenzio della strada e del paese ormai desolato, il silenzio che sento dentro quando, camminando per Amatrice, mi ritorna alla mente quando ci camminavo con le mie persone care e il paesaggio era completamente diverso. Un silenzio che ti stritola, che mi fa sentire sola in un posto così diverso da come era e con persone nuove, che non abitavano il posto prima del sisma.

Il silenzio è anche rispetto, decoro e dignità, ciò che sembra non esserci ad Amatrice in questo post elezioni dove tanti, troppi parlano senza capire niente di ciò che è successo, dopo ben 239 morti e tutti noi, abitanti e sfollati, con dentro un grande dolore. Un dolore che sembra incomprensibile a chi fa della parola uno strumento di attacco verso l’ altro senza minimamente rispettare noi e Amatrice stessa, diventata come un Grande Fratello dove sui social si parla come si fosse tra quattro mura, ma così non è e questo incessante parlare dalle ultime elezioni a suon di attacchi e meschinità mi è ormai insopportabile, e lo è a tutti noi del posto che, abbiamo sofferto e soffriamo per le perdite avute. Persone che conoscono Amatrice dal post sisma e altri che non la conoscono affatto si permettono di parlare a nome di Amatrice quando possono parlare solo a proprio nome, come è giusto che sia. Per un terremotato e per la sacralità di un luogo duramente profanato da morte e distruzione è indecente lo spettacolo che si sta dando, in un botta e risposta dove non c è più spazio né per il rispetto dovuto ai nostri morti né per tutti noi cittadini. Cerco di nutrire sempre una speranza nonostante i problemi, quindi spero tutti si rendano conto dell’ importanza di lavorare, ciascuno per le proprie possibilità, per il bene di Amatrice e frazioni, e di quanto sia ancor più importante un rapporto umano che non può prescindere dal rispettoso silenzio, il silenzio pieno di tutto di quando ci guardiamo tra noi terremotati di Amatrice e sappiamo come ci sentiamo senza bisogno di parlare. Mi auguro che gli autori di tante parole e polemiche, dalla politica locale alle persone del posto e di fuori, riflettano su ciò che è successo e finalmente trovino un dialogo propositivo e ancor più decoroso nel rispetto della tragedia successa. Non trovo giusto parlare a nome di una comunità, anche se si tratta della mia, ma una cosa voglio dirla a nome di tutti: chiedo scusa io per gli altri ai nostri deceduti, spero da Lassù cerchino di capire la miseria umana che sta avvolgendo il nostro paese in questo momento e che ci aiutino affinché cessi presto.

Emanuela Pandolfi