“Adesso non posso venire a yoga che sono impicciata con mamma, i turni di lavoro, appesa posso riprendo”. Queste sono state le ultime parole che mi ha detto Patrizia Bizzoni, agente della polizia municipale di Amatrice ed amica, scomparsa nel sisma del 24 agosto di tre anni fa, a soli 55 anni, insieme proprio a sua madre.
Una donna dall’ aspetto fisico materno e dal carattere riservato e un po’ duro, ma che nella vita privata sapeva far uscire il lato più dolce e comprensivo. Ciò che mi spaventa è l’ oblio di tanti deceduti, dietro ciascuno di loro c è una storia, un vissuto, una scia di dolore nei loro congiunti e in chi li ricorda. Il 12 aprile u.s. ad Amatrice è stato dedicato un ricordo a Patrizia dall’ International Police Association sezione di Rieti. Patrizia sembrava essere invisibile e silenziosa nella vita, nonostante il suo lavoro la rendesse una persona pubblica nel paese, così come lo è da morta. A ricordarla spesso l’ ex capoguardia che la chiama “la povera Patrizia”. E si, povera, data la fine tragica che l’ ha colta impreparata, nel sonno, mettendo la parola fine agli anni a venire. Conservo sempre un posto virtuale per lei nelle mie lezioni di yoga, in fondo morire è solo un cambiamento di stato e lo spirito di chi ha lasciato il corpo fisico continua a vivere, eternamente.
La ricorda anche mio padre, diceva già quando Patrizia era ancora viva che era davvero una brava persona soprattutto nel lavoro, che era gentile e disponibile e lo era sul serio.
Ovunque sia, ovunque lei voli adesso c’è un posto nel cuore mio, di Gianfranco, di mio padre e di chiunque la ricordi, sicuri del fatto che i sentimenti e le amicizie resistono a tutto, anche alla morte.
Ciao Patrizia.
Emanuela Pandolfi